Il convegno sulla legalità che si è svolto venerdì 16 maggio organizzato dal Consiglio comunale di Seveso non avrebbe potuto avere un titolo più adatto. Dopo l’operazione Tibet e il caso della banca della ‘ndrangheta, il territorio brianzolo ha bisogno di essere risanato. La mafia non è una malattia che dopo una virulenta manifestazione sparisce, ma si insinua nel tessuto sociale silenziosamente, fino a diventarne parte integrante. «Non ci sono territori immuni dalle mafie» esordisce il primo dei tre autorevoli relatori Salvatore Bellomo, sostituto procuratore di Monza, che assieme a Nando Dalla Chiesa, docente universitario di sociologia e presidente onorario di Libera e David Gentili, presidente della Commissione antimafia di Milano, presiede il convegno. «Le mafie non sono più localizzate, ma sono esplose a livello mondiale e inoltre il territorio brianzolo è ricco di profitto: Monza e Brianza, Milano, Torino e Imperia sono le province con maggiore presenza mafiosa». La diffusione di pratiche mafiose nel nostro territorio, come l’estorsione, il riciclaggio di denaro, il familismo, preoccupa non poco le istituzioni comunali, che si sono coordinate con la magistratura, la commissione antimafia e ANCI per istituire un Tavolo di lavoro per la legalità per impedire che la mafia pervada anche il tessuto amministrativo.
Quali sono dunque le “medicine” per combattere la mafia? «La lotta alla mafia richiede intransigenza» dichiara Nando Dalla Chiesa, «l’errore più grande è negare l’esistenza della mafia; il primo passo per riconoscere una pratica mafiosa è conoscere».
Con “Brianza SiCura” il cittadino si prende lui stesso cura del proprio territorio. «Lo scopo di questa iniziativa è combattere il disagio sociale di mancanza di cognizione del problema» conferma il consiglio comunale. «Chi fa polita in Brianza non può prescindere dall’occuparsi di questi temi, ma anche i cittadini hanno il loro pezzetto di responsabilità».
I relatori lanciano un appello ai cittadini: «Non si può demandare il problema all’azione repressiva delle forze dell’ordine. Il cittadino deve avere il coraggio di denunciare, e precedere quindi la magistratura. I capi mafiosi non si riuniscono in luoghi privati ma in centri, ristoranti, esercizi pubblici.
Giovanni Falcone, che è stato lo spartiacque tra l’atteggiamento di omertà e la lotta alle mafie , disse “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.” Ed è la coscienza di un popolo che decide quando è la fine».
Il convegno sulla legalità che si è svolto venerdì 16 maggio organizzato dal Consiglio comunale di Seveso non avrebbe potuto avere un titolo più adatto. Dopo l’operazione Tibet e il caso della banca della ‘ndrangheta, il territorio brianzolo ha bisogno di essere risanato. La mafia non è una malattia che dopo una virulenta manifestazione sparisce, ma si insinua nel tessuto sociale silenziosamente, fino a diventarne parte integrante. «Non ci sono territori immuni dalle mafie» esordisce il primo dei tre autorevoli relatori Salvatore Bellomo, sostituto procuratore di Monza, che assieme a Nando Dalla Chiesa, docente universitario di sociologia e presidente onorario di Libera e David Gentili, presidente della Commissione antimafia di Milano, presiede il convegno. «Le mafie non sono più localizzate, ma sono esplose a livello mondiale e inoltre il territorio brianzolo è ricco di profitto: Monza e Brianza, Milano, Torino e Imperia sono le province con maggiore presenza mafiosa». La diffusione di pratiche mafiose nel nostro territorio, come l’estorsione, il riciclaggio di denaro, il familismo, preoccupa non poco le istituzioni comunali, che si sono coordinate con la magistratura, la commissione antimafia e ANCI per istituire un Tavolo di lavoro per la legalità per impedire che la mafia pervada anche il tessuto amministrativo.
Quali sono dunque le “medicine” per combattere la mafia? «La lotta alla mafia richiede intransigenza» dichiara Nando Dalla Chiesa, «l’errore più grande è negare l’esistenza della mafia; il primo passo per riconoscere una pratica mafiosa è conoscere».
Con “Brianza SiCura” il cittadino si prende lui stesso cura del proprio territorio. «Lo scopo di questa iniziativa è combattere il disagio sociale di mancanza di cognizione del problema» conferma il consiglio comunale. «Chi fa polita in Brianza non può prescindere dall’occuparsi di questi temi, ma anche i cittadini hanno il loro pezzetto di responsabilità».
I relatori lanciano un appello ai cittadini: «Non si può demandare il problema all’azione repressiva delle forze dell’ordine. Il cittadino deve avere il coraggio di denunciare, e precedere quindi la magistratura. I capi mafiosi non si riuniscono in luoghi privati ma in centri, ristoranti, esercizi pubblici.
Giovanni Falcone, che è stato lo spartiacque tra l’atteggiamento di omertà e la lotta alle mafie , disse “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.” Ed è la coscienza di un popolo che decide quando è la fine».
Laura Villa per famigliaportavalori.it