CYBERBULLISMO: COS’E’ ?

Nella rubrica Legalità ci occupiamo oggi di cyberbullismo. Cyberbullismo è  un termine utilizzato per indicare il fenomeno che avviene quando bambini e/o adolescenti si avvalgono dell’ utilizzo di internet, attraverso i telefoni o altri tipi di tecnologia, per maltrattare e molestare ripetutamente i propri coetanei.

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Il cyberbullismo esercita prepotenza e denigrazione attraverso i moderni media: disgustoso come quello tradizionale.

Rispetto al bullismo tradizionale, quello cyber [si pronuncia saiber] mette in pratica lo stesso tipo di prepotenza e comportamento aggressivo, ottenendo però effetti maggiori, grazie allo sfruttamento di computer e cellulari. Un solo episodio, ad esempio, divulgato a migliaia di spettatori attraverso siti come YouTube, può portare parecchi danni alla vittima, anche se non viene ripetuto nel tempo. Un video oppure un post su un blog sono sempre disponibili, possono essere visti da migliaia di persone in tempi diversi, e, soprattutto, è difficile cancellarli definitivamente.

Inoltre, i mezzi elettronici non hanno bisogno di forza fisica. Anche una sola persona, nel chiuso della propria stanza e senza particolari doti fisiche, può fare atti di cyberbullismo su un numero illimitato di vittime. Sono sufficienti poche operazioni telematiche, da compiere anche con false identità. La rete, infatti, non prevedendo una relazione faccia a faccia, permette ai bulli di spacciarsi per altre persone o di rimanere nell’anonimato e, quindi, di restare impuniti, così come gli spettatori o i complici, che spesso non conoscono nemmeno la vittima.

Il bullo

Non sempre chi è bullo nel mondo virtuale lo è anche in quello reale. La rete infatti dà l’opportunità di crearsi delle personalità fittizie, di mostrarsi alla società del web come forte e prepotente, anche se fuori dagli schermi si è timidi e deboli. Per questo, a volte, sono proprio le vittime dei bulli tradizionali che, una volta tornate a casa, si trasformano a loro volta in cyberbulli.  Inoltre, la dinamica dell’azione aggressiva, praticata attraverso il filtro del cellulare o lo schermo del computer,  provoca nel cyberbullo un effetto di deresponsabilizzazione che disinibisce l’aggressività.

La diffusione capillare delle nuove tecnologie (l’acquisto di prodotti informatici rimane sempre elevato e in controtendenza rispetto al calo dei consumi negli altri settori, incluso quello alimentare) e il costante abbassamento della fascia di età degli utilizzatori (quale adolescente non dispone ormai di un moderno smartphone?)  ha tra i suoi effetti indesiderati anche l’espansione dei comportamenti aggressivi e intimidatori. Fra gli adolescenti le intimidazione e gli insulti online si stanno diffondendo in maniera esponenziale, e provocano  isolamento, calo dell’autostima e del rendimento scolastico, fino a determinare in certi casi la scelta di cambiare la scuola. Non mancano i casi di suicidio.

Le dimensioni del fenomeno

Secondo le statistiche, il 26% degli adolescenti ha subito atti di bullismo informatico, e ben il 23% si definisce senza problemi cyberbullo. I dati di Telefono Azzurro stimano che il 20% dei ragazzi ha trovato proprie foto imbarazzanti online, il 23,6% ha trovato proprie informazioni false, il 10,2 ha ricevuto sms a sfondo sessuale. La ricerca condotta su 2.419 adolescenti dall’Osservatorio Open Eyes, di cui fanno parte oltre al Miur anche l’associazione ChiamaMilano, l’Istituto Niccolò Machiavelli e il dipartimento di Psicologia dell’Università di Napoli, arriva a stilare una top-ten delle persecuzioni online:

  • Flaming: messaggi violenti o volgari (commesso dal 17,8% dei maschi e dal 8,7% di femmine);
  • Denigrazione e danneggiamento della reputazione (10,2% dei ragazzi e 6,9% delle ragazze);
  • Furto di identità, ovvero la creazione di un profilo fittizio (6,2% degli studenti e 4,1% delle studentesse).
  • L’8,4% dei cyberbulli (3,8% delle cyberbulle) pratica, invece, l‘esclusione della vittima dai gruppi di amici. Un esempio è quello dei gruppi “contro”. Si prende di mira un soggetto puntando su una caratteristica: obesità/magrezza, timidezza, presenza di handicap, orientamento sessuale presunto, scarsa conoscenza della lingua dovuta a immigrazione recente, o altro (lo “sfigato”, ecc).  Sul cellulare o in rete viene immesso un messaggio contro il soggetto e viene creato un gruppo ad-hoc, mirato esclusivamente a danneggiarlo.
Cosa fare per difendersi

Telefono Azzurro fornisce i consigli da trasmettere ai  propri figli/allievi che si trovino ad essere infastiditi in rete:

  • Invia al cyber-bullo un messaggio in cui, in maniera chiara, dici che il suo comportamento ti sta disturbando e lo inviti a smettere; nel caso non smetta, evita di rispondergli.
  • Segnala le azioni che ti danno fastidio ai moderatori o a chi gestisce il sistema
  • Blocca o filtra tutte le e-mail e la messaggistica immediata provenienti dal cyber-bullo
  • Evita di visitare i forum, le chat o comunque di partecipare a gruppi di discussione dove hanno avuto luogo gli attacchi. Eventualmente cancellati.
  • Se gli attacchi dovessero continuare, considera la possibilità di cambiare indirizzo e-mail, account o la username per impedire di essere identificato.
  • Parla con un adulto. Ciò vale anche nel caso in cui non sia tu la vittima diretta, ma ti sia capitato di assistere a episodi di cyber-bullismo.
Formazione contro il cyberbullismo a Paina di Giussano
L’incontro col magistrato con gli alunni della scuola media di Paina – Giussano svoltosi nel marzo 2015.
Formazione e contrasto al cyberbullismo in Brianza

In questi anni i volontari dell’associazione Libera hanno condotto nelle scuole medie di Giussano e Verano Brianza un progetto sul bullismo informatico. Ai ragazzi vengono mostrati alcuni  video che ripropongono situazioni di prepotenza comuni fra gli adolescenti, con discussione a seguire. Da ultimo i ragazzi, divisi in gruppetti, sono invitati a  ideare delle simulazioni con situazioni analoghe a quelle proiettate e attraverso un gioco di ruolo a “metterle in scena” davanti ai compagni. L’incontro delle classi con un magistrato conclude il percorso.

 

A cura di D.T.

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