Educazione affettiva in famiglia

Gli affetti possono essere fonte di grande soddisfazione ma anche di grande dolore. Lo dicono anche i detti popolari: Donne e motori: gioia e dolori! In questa puntata della nostra rubrica sostengo che l’esperienza originaria del dolore e del piacere richiede di essere modulata ed equilibrata da interventi correttivi e di sostegno da parte dei genitori. E’ questa l’essenza della educazione affettiva.

Famiglia luogo di piacere e dolore

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Gioie e dolori sono radicate nelle prime sensazioni corporee del piccolo bimbo

Gli affetti in famiglia possono essere fonte di grande soddisfazione ma anche di grande dolore. Già, ma è proprio questa l’essenza degli affetti. Ci fanno “sentire” nel corpo e nell’animo intensi stati piacevoli o spiacevoli. La nostra vita inizia proprio così. Il bambino piange o sorride quando si presentano gli uni o gli altri. E crescendo impariamo a dirigere i nostri comportamenti, la nostra attenzione, il nostro interesse e i nostri pensieri su ciò che ci causa piacere e ad evitare ciò che ci causa dolore. Perché bisogna dire al bimbo piccolo che prende in mano un pezzo di sapone: “Cacca…!” accompagnandolo da un gesto deciso con cui glielo togliamo? Perché sappiamo che in quel momento il bimbo piccolo è preso dal piacere di conoscere una cosa nuova e sappiamo che il suo mezzo di conoscenza è portare l’oggetto alla bocca. Noi adulti interveniamo per correggere questa tendenza naturale perché, se lasciata a briglia sciolta, danneggia la salute di nostro figlio.

Il ruolo dei genitori

Infatti, se non ci fossero i genitori e gli altri educatori, la tendenza a cercare il piacere ed evitare il dolore guiderebbe in modo pervasivo tutti i comportamenti del bimbo. E’ vero che esistono meccanismi radicati nel corpo di autoregolazione, come per la fame, la sete e il sonno. Ma se non intervenisse chi si prende cura del bimbo si correrebbe il rischio di bloccarsi a questo primo stadio di sperimentazione degli affetti e dei loro effetti. Questo blocco impedirebbe al bimbo di giungere alla pienezza della sua maturazione nella capacità di discernere e lasciarsi guidare da quello che considera il bene e il male, anche se non coincidono più solo con il piacere e il dolore sentiti nel corpo.

La sintonizzazione affettiva fa la differenza

La crescita delle diverse abilità psico-fisiche porta con sé una differenziazione sempre maggiore degli affetti che sperimentiamo. L’intenso piacere del contatto con la madre e il padre che si prendono cura, il sorriso del bimbo rispecchiato dal genitore, la gioia di un comportamento prima impossibile o sconosciuto che ora si gode di mettere in atto, i vocalizzi di gioia che accompagnano l’esperienza di sentirsi “sintonizzati” con il proprio genitore sono pietre miliari della educazione degli affetti che ognuno ha ricevuto in famiglia. Gli studi sui bambini piccoli hanno messo in luce che già dai primi mesi i bimbi godono o soffrono di questa sintonizzazione affettiva con chi si prende cura di loro. Guardate questo esperimento (Del Dr. Tronick di Boston) su un bambino piccolo che conferma la esperienza di mamme e papà: un intervento dell’adulto che si sintonizza sulle emozioni del bimbo causa gioia.

L'esperimento di Tronick: sequenza di buona sintonizzazione affettiva tra madre e bambino. La gioia si amplifica.
L’esperimento di Tronick: sequenza di buona sintonizzazione affettiva tra madre e bambino. La gioia si amplifica.
Sequenza di non sintonizzazione affettiva, il bambino si stupisce, si arrabbia e si angoscia.
Sequenza di non sintonizzazione affettiva, il bambino si stupisce, si arrabbia e si angoscia.

La mancanza di una risposta sintonizzata causa stupore, delusione, rabbia e angoscia crescenti. Questo dimostra come i bambini di pochi mesi siano sensibili e capaci di vivere le interazioni sociali attraverso affetti che sono causati dalla sintonizzazione con l’adulto di riferimento.

In pratica che fare?

Come possiamo fare per cominciare o riprendere una buona educazione affettiva in famiglia? Partiamo dalla relazione, da una relazione che si sintonizza sulle emozioni, che le costruisce in una sequenza continua di scambi e che porta a condividere le gioie e i dolori della vita quotidiana.

Ma per fare questo dobbiamo dedicare attenzione, cuore e tempo alle relazioni in famiglia. E non solo tra genitori e figli ma anche nella coppia e coi genitori anziani.

Se è facile capire il ruolo positivo delle gioie condivise più difficile è comprendere come possano le esperienze di dispiacere, con i pianti correlati, essere volte al servizio della maturazione personale e familiare. Ma di questo parleremo una prossima volta.

 

 

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