Dopo aver parlato dell’azzardo è ora venuto il momento nella nostra rubrica di chiederci cosa significhi che il gioco d’azzardo diventa “patologico”. In pratica quando il gioco diventa una malattia?
E’ importante questa specificazione perché toglie questa esperienza dalla semplice valutazione morale: non è solo un vizio, una depravazione o una regressione. E’ una forma di vera e propria malattia mentale (un “disturbo” nel linguaggio tecnico della psichiatria e psicopatologia) che imprigiona la mente delle persone e le induce a comportamenti lesivi e distruttivi per sé e per gli altri. Una volta individuata e diagnosticata bisogna dunque attivarsi per iniziare una cura.
Gioco patologico
Questa “malattia” ha una forte attinenza con la tossicodipendenza e le altre dipendenze patologiche. La descrizione del classico giocatore d’azzardo patologico è quella di una persona che mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, la somma spesa nel fallimentare tentativo di recuperare le perdite, investendo più delle proprie possibilità economiche (facendosi quindi prestare i soldi e coprendosi di debiti) e trascurando gli impegni della vita sociale.
I criteri per la diagnosi da “Disturbo da gioco d’azzardo”
Il giocatore è diagnosticato affetto dal gioco d’azzardo patologico (Gambling Disorder, Disturbo da gioco d’azzardo, secondo il manuale diagnostico della Psichiatria mondiale, DSM 5, edizione 2013), se presenta almeno quattro dei sintomi che seguono nell’arco degli ultimi dodici mesi:
- È assorbito dal gioco, per esempio è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare modi per procurarsi denaro per giocare;
- Ha bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato;
- Tenta di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo, ma senza successo;
- È irrequieto e irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;
- Gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico, per esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione;
- Dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora, rincorrendo le proprie perdite;
- Mente alla propria famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l’entità del coinvolgimento nel gioco d’azzardo;
- Ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo;
- Fa affidamento sugli altri per reperire denaro per alleviare la situazione economica difficile causata dal gioco, “operazione di salvataggio”.
Vengono inoltre specificati decorso, gravità ed esito della malattia.
Il decorso viene definito come episodico o persistente a seconda dell’andamento temporale del quadro clinico.
La gravità clinica viene definita dal Manuale sulla base del numero di criteri diagnostici presenti, presupponendo che un soggetto con 5 criteri sia meno grave di un altro con otto criteri.
Lieve = riscontro di 4 o 5 criteri. Moderata = riscontro di 6 o 7 criteri. Grave = riscontro di 8 o 9 criteri.
Quanto alla specificazione di esito viene definita come remissione precoce e remissione prolungata. Nel primo caso il soggetto, dopo un periodo in cui era stato diagnosticato il Gioco d’Azzardo Patologico, si trova in una condizione in cui c’è una assenza completa di criteri da almeno 3 mesi. Se tale condizione si stabilizza per oltre 12 mesi consecutivi allora si può parlare di remissione completa.

Ciascuno può fare qualcosa
Possiamo concludere che i criteri per valutare se l’esperienza del gioco è diventata patologica ci sono e sono abbastanza chiari. Non è dato a nessuno di noi chiudere gli occhi. Dai gestori dei Bar, che ora sembrano cominciare a sfilarsi da questa forma ambigua di arricchimento, come il Bar di Seregno che lo scorso mese ha pubblicamente scelto di eliminare le micidiali macchinette, alle istituzioni locali che cercano di arginare il fenomeno della diffusione dei videogiochi d’azzardo offrendo incentivi a chi li rifiuta, a tutti noi che quando andiamo a bere un caffè al bar vediamo quei poveracci col volto accigliato che fissano lo schermo che divora le loro monete, la loro mente e il loro futuro. Magari meglio cambiare Bar. Passa parola!